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Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo ( Sec. XIV) (Riva Valdobbia)



Descrizione:
Il titolo di parrocchia è da far risalire al 1326 quando, in seguito all’arrivo dei walser, la popolazione cresce a tal punto che la comunità ottiene l’indipendenza dalla chiesa madre di Scopa. L’edificio attuale è il risultato di modifiche e trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. In origine era una cappella cimiteriale mentre la parrocchiale si trovava vicino al torrente Vogna. Nel 1640, però, le acque in piena la distrussero e si prese quindi la decisione di trasferirla in una zona protetta: l’antica cappella cimiteriale cambia “destinazione d’uso” e si trasforma nelle forme e nelle dimensioni fino a divenire chiesa. I vari interventi non intaccano l’affresco della facciata che Melchiorre d’Enrico (fratello del più famoso Tanzio da Varallo) realizzò nel '500. Si tratta di un grandioso Giudizio Universale con San Cristoforo datato 1597. L’opera è un insieme di citazioni tardo manieristiche. Le figure michelangiolesche vivono un’enfatizzazione della muscolatura e dei contorni in chiave nordica. Alla scuola dei d’Enrico di Alagna, infatti, si respirava una lettura nordica del Rinascimento. Cristo troneggia sull’intera scena mentre al centro l’arcangelo Michele pesa le anime dei defunti al momento del giudizio finale. A sinistra trova posto il santo protettore della Valsesia: un San Cristoforo di dimensioni gigantesche. L’interno è riccamente decorato e arredato con opere realizzate da artisti valsesiani, maestri in tutte le arti figurative. Tali ricchezze sono da far risalire a varie epoche, dalle origini della cappella fino a tutto il settecento, periodo in cui la chiesa venne ristrutturata e cambiò completamente aspetto. A titolo di esempio due opere: - La fonte battesimale, forse in origine un’acquasantiera, si compone di due parti: il piede in pietra ollare e il cappello ligneo. Il primo è probabilmente da far risalire all’ XI-XII secolo. E E' scolpito con decori geometrici e figure allegoriche secondo la tradizione iconografica medievale. Il cappello invece è sicuramente post-tridentino, quindi successivo alla seconda metà del ‘500. - Il grandioso altare settecentesco della Madonna del Rosario, ancona scolpita con statue della Madonna col Bambino, San Domenico e Santa Caterina tutte in legno dorato e dipinto. T Tle opera viene dai più attribuita allo scultore locale Antonio Jacmino (o Iacomino) che porta con se “un perdurare di certi modi cinquecenteschi delle sculture del Vallese svizzero.” L’edificio nella sua interezza è un meraviglioso esempio di arte walser e valsesiana che testimonia, ancora una volta, la duplice cultura di Riva Valdobbia.